Napoli: L'Amore per gli animali e la Pet Therapy
Da sempre, nella sua storia, l’uomo ha intrattenuto stretti rapporti con gli animali, non solo per cibarsi della loro carne, utilizzare la loro pelle per coprirsi e la loro forza nel lavoro agricolo, ma anche per godere della loro compagnia. Negli ultimi secoli, con lo sviluppo della tecnica, vi è stato il trionfo della razionalità sull’istinto ma nel frattempo si è persa in parte la giusta armonia con la propria natura animale: per questo possedere un cane o un gatto (in Italia una famiglia su tre) può essere utile a rinsaldare questo atavico legame. Vezzeggiarlo o fargli le coccole crea un saldo rapporto tra persone ed animali, tra bambini e cuccioli.
Spesso l’animale diventa parte integrante del nucleo familiare, dando luogo ad un senso di coesione molto forte. La comunicazione che s’instaura con un animale utilizza un canale linguistico speciale improntato su naturalezza e semplicità: strofinamenti, carezze, gioco, sguardo negli occhi, che permettono un momento di opportuna distensione. Anche la medicina si è interessata alla possibilità di ottenere concreti benefici da questa affettività e dal 1961 è sorta una branca, la PetTherapy, che apporta notevoli benefici nel trattamento di bambini con disturbi psicologici. In America rappresenta una realtà consolidata da anni, ma da poco sta prendendo piede anche in Italia. Ci si è accorti, infatti, che la presenza di un animale migliora la vita di una persona, anche adulta, diminuendo la pressione ed il senso di solitudine, funzionando da supporto affettivo. Il “dialogo” con un animale non richiede il rispetto di regole sociali ed è tutto basato su spontaneità e naturalezza, a volte assenti nei rapporti tra esseri umani. Inoltre, sono assenti le tensioni provocate dalla competizione perché l’animale non giudica e rende inutile l’instaurarsi di meccanismi psicologici ostili. Egli è socievole, ama vivere in compagnia e giocare, stimolando chi gli è vicino a riprendere confidenza con bisogni e desideri inconsci, inespressi o dimenticati, ed a creare rapporti basati sulla spontaneità e la libertà espressiva. L’animale accetta ogni persona senza guardare i suoi difetti e non si fa condizionare dal denaro, dall’età, dalla bellezza, dalla posizione sociale. Il rapporto con un gatto, e soprattutto con un cane, è fonte di piacere e rilassatezza, infonde sicurezza e tranquillità, riesce a ridurre lo stress, l’ansia, ed addirittura, la pressione arteriosa. Essi conoscono meglio di chiunque altro gesti, parole, sentimenti e rappresentano i compagni di una vita. Dedichiamo ora la nostra attenzione al cane, spesso unico compagno della nostra vita,soprattutto quando, avanti negli anni, rimaniamo soli e l’unico conforto alla nostra solitudine è la loro presenza. Avere al nostro fianco il nostro cane, divenuto anche lui vecchio, è un’esperienza unica, una gioia paragonabile solo a quella di quando l’abbiamo accolto da cucciolo. I cani diventano vecchi più velocemente di noi ma, alla fine, regalano al padrone tutta la saggezza accumulata nella loro vita, più breve della nostra, tutta la loro esperienza di come si affronta l’esistenza. Hanno uno sguardo struggente, profondo, d’infinita consapevolezza. Conoscono ogni tuo gesto, ogni tua parola, anticipano i nostri desideri. Sono insieme saggezza, dolcezza, bellezza. Spesso si vedono camminare assieme, con passo lento, vecchi padroni accompagnati da vecchi cani: procedono vicini e guardandoli s’intuisce chiaramente che stanno vivendo una particolarissima esperienza d’amore. Ma i cani sono in grado d’amare? Prima di cercare di rispondere meditiamo su una leggenda e due storie vere. C’era una volta un cane molto buono che aveva un padrone molto cattivo che un giorno l’uccise. L’anima del cane andò in Paradiso. Un giorno anche il padrone del cane morì e la sua anima andò all’Inferno. Il cane, che voleva bene al padrone, andò a cercarlo anche se era cattivo. Il Signore lo vide correre e gli chiese che cosa cercava. Il cane rispose che cercava il padrone e quando il Signore disse che era all’inferno, il cane pianse tutta la vita nel cielo. Il cimitero dove mio padre riposa è a sessanta chilometri dalla città dove viviamo. Infatti la nostra tomba di famiglia è in un paese poco distante da G. ed Alex, il nostro cane, fece quel percorso di notte, raggiunse il cimitero, vi entrò e rimase lì, anche in seguito, sottraendosi ad ogni possibile recupero da parte nostra. Divenne un cane di strada, così come per strada mio padre l’aveva raccolto. Ed ogni giorno tornò a trovarlo ed a sdraiarsi sulla sua tomba fino a quando qualcuno non provvedeva a mandarlo via. Ma, dopo qualche tempo, la sua storia, delicata e commovente, era diventata talmente nota che alla fine le autorità lo lasciarono vegliare il suo padrone, in santa pace. Da quel momento Alex non si mosse più: beveva l’acqua che gli davano ma non accettava il cibo che veniva messo lì per lui. Divenne magro, lo scheletro di un fox terrier che vegliava il suo padrone. Ed un giorno morì, per raggiungerlo. Nessuno può convincermi che quell’incontro non fosse uno speciale incontro già avvenuto altrove e, diversamente, prima su questa terra: incontro di anime, di pensieri, oserei dire una “ricongiunzione”. Nessun amore fu più sincero e grande di quello sbocciato quando mia padre incontrò Alex e quel cane incontrò lui. E nessuno dei due avrebbe mai fatto a meno dell’altro. Sinceramente, credo, neppure mio padre. Ogni volta che invio a casa dei panni da lavare, la mia cameriera li fa annusare ad Attila, il mio fedele rottweiler, che mi aspetta da oltre due anni. Attila crede che stia per ritornare a casa e corre a mettersi vicino al mio letto sul tappetino persiano dove era solito dormire accanto a me e mi aspetta per tutto il giorno. Solo la sera, deluso e senza toccare cibo, si ritira nella sua cuccia. Prima di rispondere alla domanda che ci siamo posti, invito il lettore a dare uno sguardo alle ultime pagine del mio libro (consultabile in rete) “Storia del cane tra arte, letteratura e fedeltà”. Achille della Ragione
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