Ischia: Non ci resta che il… piccione viaggiatore
In pieno terzo millennio, la discriminazione digitale (ossia la mancanza di connessione ADSL), definita persino dall’ONU “digital divide”, colpisce non solo i Paesi - ipocritamente definiti - in via di sviluppo, bensì anche la modernissima “regina del Mediterraneo”: l’Italia Nel cuore dell’opulento mondo post-industriale, dell’Europa, dell’Occidente, il villaggio globale si scopre molto poco globalizzato. Il suo nome è Italia, dove tutto e il contrario di tutto convivono da sempre pestandosi i piedi a vicenda, ma senza comunque cedere mai il passo l’uno all’altro.
Stavolta l’oggetto del contendere si chiama Internet, parola magica che evoca progresso, modernità, futuro. Parola che, parimenti, segna un divario incolmabile per chi non può godere del grandissimo privilegio di disporne. E nel mondo siamo ben cinque miliardi a stare a guardare. Altro che rivoluzione tecnologica di grande democrazia! E per tutti coloro che s’illudevano che possedere un passaporto occidentale equivalesse ad avere solo l’imbarazzo della scelta negli infiniti privilegi che Internet offre, beh, il risveglio potrebbe essere molto amaro. “Digital divide”, ecco il neologismo coniato per definire la… fregatura. Perché non la si può chiamare altrimenti, a meno di ricorrere alla volgarità, di cui non c’è però alcun bisogno, visto che il profondo disagio è così evidente da parlare da solo. L’Italia è, tra i Paesi occidentali, uno dei peggio coperti dalla banda larga (87% del territorio). E, tanto per acuire il problema, va aggiunto che appena il 19,3% dei Comuni della penisola è raggiunto dall’ADSL e che la copertura dell’87% è – chi l’avrebbe mai detto? – distribuita in modo totalmente squilibrato sul territorio, accentuando ulteriormente il divario tra nord e sud (lo stesso discorso vale, in chiave macroscopica, anche per l’intero pianeta). “Sorprendentemente”, in molti Paesi UE la copertura è pressoché totale (Belgio, Francia, Germania, Regno Unito), portando con sé maggior progresso, sviluppo, benessere, conoscenza, partecipazione. L’elenco di benefici e vantaggi è, naturalmente, infinito. Quali possono essere le ragioni per cui un mezzo di comunicazione straordinario come Internet, in grado di generare peraltro dal punto di vista economico guadagni stratosferici, è ancora così carente in Italia e in particolare nel Sud, nei piccoli comuni dell’entroterra, nei paesi montani, e, sorpresa (?!?) nella prima località turistica della Regione Campania, l’isola d’Ischia? La grande, assoluta responsabile è la Telecom, non solo per esperienza di chi scrive (che verrà brevemente illustrata più avanti), bensì in base a informazioni ufficiali diffuse da associazioni di “forzati non-consumatori”, come la stessa Anti Digital Divide che, attraverso il presidente Maurizio Gotta, afferma che il problema è generato dal mancato inserimento, da parte della Telecom, della banda larga nel suo servizio di telefonia universale (pur avendo tariffe generalmente molto più alte che in altri Paesi UE). Per questa ragione, non è tenuta legalmente a coprire l’intero territorio. Va da sé, quindi, che l’unico criterio che guida la nostra è quello del profitto, per cui, se in una zona sono presenti utenti “interessanti” dal punto di vista del rendimento, beh allora si investe in impianti e si mandano squadre di tecnici ad installare le famose “scatole magiche” della banda larga. Altrimenti, se accade che la legittima richiesta di ADSL arrivi ad esempio da una piccola impresa a Via Spadara, Forio e nelle immediate vicinanze ci siano solo abitazioni private, insomma nessun albergo, residence, parco termale, centro benessere, supermercato e così via, diciamo che allora si lascia tranquillamente affogare la piccola impresa e tutti i privati limitrofi (che pur numerosi l’hanno richiesta) nelle sabbie mobili della connessione analogica a 16,8 Kb - quando si viene baciati dalla “fortuna” - che si traducono nel non riuscire neanche a scaricare la posta elettronica, figuriamoci a navigare. La Telecom, in definitiva e senza tanti giri di parole, sfrutta in maniera anche piuttosto sfacciata la sua posizione di semimonopolio, che impedisce peraltro alle altre aziende fornitrici di servizi di telefonia di risolvere i problemi di chi è profondamente DISCRIMINATO dalla mancanza dell’ADSL. Sì, perché la discriminazione scatta esattamente laddove si priva qualcuno di un suo DIRITTO, quale è, in questo caso, la banda larga. Se infatti il servizio di telefonia in genere può essere fornito anche da altro operatore, gli impianti sono invece di esclusiva proprietà della Telecom. Nel caso specifico di chi scrive, dopo parecchi mesi di vani tentativi e perdita consistente e costante di lavoro, l’unica soluzione praticabile si è rivelata l’ADSL satellitare, che in realtà implica molti problemi di NOTEVOLE GRAVITA’ (oltre ad essere un ADSL per modo di dire), tra cui:
Bisogna pagare la connessione con il modem analogico ad un fornitore di servizi telefonici A CONSUMO, ma contemporaneamente anche pagare l’abbonamento mensile al fornitore di ADSL satellitare (che inoltre funziona in ricezione, ma non in invio), quindi COSTI PIÙ CHE RADDOPPIATI; si è costretti a spendere almeno € 129,00 per il kit comprensivo di modem satellitare e parabola; quando si è connessi la linea telefonica è occupata, il che per un’azienda è davvero il top!; l’ADSL satellitare non permette l’accesso a numerosissimi siti e portali; in caso di avverse condizioni meteo, la parabola NON riesce a trovare il satellite, per cui si resta completamente isolati. Fortunatamente l’italiano è creativo, per cui stanno nascendo varie imprese locali (i cosiddetti Internet provider di prossimità) che forniscono servizi a connessione veloce operanti in aree ristrette e basati su protocolli tecnologici molto avanzati, che a breve potrebbero consentire la connessione semplicemente collegandosi alla rete elettrica oppure mediante tecnologie wireless, ossia senza cavo. Queste ultime sono le più promettenti, anche grazie all’espansione e al successo che stanno ottenendo su scala mondiale. Intanto però che tutto questo diventi realtà, potremo sempre ricorrere al buon vecchio piccione viaggiatore, oppure, come mirabilmente cantavano i grandi Police circa vent’anni fa, ad un romantico Message in a Bottle…
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