60° de Le 4 Giornate di Napoli, Primo incontro |
Ricerche Storiche D'Ambra - Ricerche Storiche | |||
Scritto da Caterina Sepe | |||
Martedì 21 Ottobre 2003 19:12 | |||
60° de Le 4 Giornate di Napoli, Primo incontro L’inizio dei tre incontri, presso il Centro di Ricerche Storiche d’Ambra, per ricordare il 60° anniversario de “Le Quattro Giornate di Napoli”, non poteva essere più suggestivo. Col sottofondo musicale dell’Inno di Mameli e di Bella Ciao sono stati scanditi tutti i nomi dei caduti durante le quattro giornate da parte dei proff.ri Annamaria Osterini e Nicola Lamonica, che non hanno potuto sempre dominare le emozioni, mentre il numeroso pubblico presente ascoltava compunto e commosso. Dopo qualche intermezzo di prammatica, si è proceduto alla commemorazione storica dell’avv.Rocco d’Ambra (1917-1993) a dieci anni dalla scomparsa, uno dei protagonisti delle “quattro giornate” e, soprattutto, delle attività politiche precedenti e successive all’avvenimento, che rappresenta una delle fondamentali radici democratiche della civiltà occidentale, come ha sottolineato l’avv. Nino d’Ambra organizzatore e coordinatore degli incontri. I momenti principali del ricordo, certamente fra i più suggestivi, è stato quando la dr.ssa Maria d’Ascia e lo studente Massimo Colella si sono alternati sul podio leggendo squarci tratti da opere librarie di storici e di memorialisti che parlavano, fra l’altro, dell’attività, proficua ed incisiva, di Rocco d’Ambra. Libri di Francesco De Martino, Antonio Alosco, Salvatore Angelotti, Pasquale Schiano, Pietro Lezzi, Mario Orbitello, Giacomo De Antonellis, Mario Schettini, Antonio Girelli, Marco Pasanisi, Eugenio Cutolo e Paolo Ricci. Nomi che evocano da soli tutta la passione e la lotta per la libertà di quei momenti cruciali, dove l’idealità scorreva nel sangue dei protagonisti. Non si possono riportare tutti i brani per la naturale limitazione di un articolo di cronaca. Ci limitiamo ad alcuni più significativi, arricchiti anche dalla nota personalità degli storici. Francesco De Martino e Antonio Alosco scrivono nel libro “Pasquale Schiano” del 1989: « …Nel tempo della guerra, nel 1942, il “Centro” di Via Mezzocannone, che assunse i caratteri più specifici di nucleo antifascista militante di ispirazione liberalsocialista…In questo ambito si addivenne alla costituzione, all’inizio della guerra, del Circolo di Piazza Augusteo, camuffato da studio legale intestato agli avvocati Gennaro Amendola e Rocco d’Ambra. Tale Circolo, che manteneva comunque stretti contatti con il “Centro” di Via Mezzocannone, non omogeneo per ispirazione politica (vi facevano parte socialisti massimalisti, anarchici, comunisti dissidenti, sindacalisti, ecc.) operò fino a tutto il 1942, fino a quando cioè, in seguito alla delazione del prof. Vincenzo Martucci, un anarchico seguace di Malatesta che cedette in carcere agli interrogatori della polizia, fu costretto a disperdersi. In seguito a tale denuncia la polizia politica, infatti, riuscì ad arrestare alcuni promotori ed ispiratori del Circolo, fra i quali Pasquale Schiano, Pietro di Lauro, Saverio Merla ed altri, rinchiusi nel carcere di Poggioreale, mentre altri, quali d’Ambra e Amendola, furono inquisiti. Poco tempo dopo, però, l’ispettore generale dell’OVRA [Opera di vigilanza e repressione antifascista], Pastore, decise di rimettere in libertà provvisoria gli arrestati al fine di raccogliere prove più circostanziate per imbastire certamente un processo in grande stile davanti al Tribunale Speciale contro l’antifascismo militante napoletano. A questi arresti altri ne seguirono, senza che, però, la polizia riuscisse ad impedire quella che rappresenta l’azione più eclatante messa in atto dal nucleo di cospiratori di piazza Augusteo: la stampa e la distribuzione il 1° maggio 1943 in tutti gli uffici e nei locali pubblici e soprattutto negli affollatissimi ricoveri, di oltre 15 mila volantini contro la guerra, il regime e la monarchia a firma del Partito Socialista e di “Italia Libera”….Per comporre tali dissidi, che ebbero contraccolpi negativi e sbandamenti nella base cospirativa, venne promossa – continuano i due storici - da parte di alcuni antifascisti più responsabili e volenterosi delle opposte tendenze, un incontro in casa d’Ambra (non disponendo più il gruppo, per motivi sopra riportati, della sede di Piazza Augusteo), in cui si decise la convocazione di una riunione plenaria, da tenersi a breve scadenza in un luogo sicuro. Tale riunione avvenne successivamente il 22 [o 20?] agosto 1943 nell’estrema periferia di Napoli, ma venne interrotta (quando già si profilava il suo fallimento) dall’intervento della polizia, informata da alcuni delatori, che arrestò sul posto quarantanove persone, denunciandole al Tribunale Militare, che in regime badogliano aveva sostituito il Tribunale Speciale. Anche l’assise di San Giacomo dei Capri–Cappella Cangiani, che rappresentò, comunque, la sfida più clamorosa alle Autorità della città, ancora soggetta all’occupazione tedesca, fu avversata dai comunisti ufficiali, i quali non solo la boicottarono, ma si rifiutarono di prestare qualsiasi aiuto agli arrestati, tra i quali figuravano pure molti comunisti, considerati indisciplinati alle direttive del partito…Anche nell’isola [di Procida] Schiano, che si prodigava di formare un nucleo di resistenza, dovette scontrarsi con le autorità locali, in primo luogo col podestà Marinelli, che minacciò addirittura di farlo arrestare. Per cui, convinto da alcuni amici e dal tenente Gianpaolo, comandante militare della piazza, che si era comportato coraggiosamente – dovette riparare ad Ischia, dove fu possibile, assieme a Rocco d’Ambra ed altri, iniziare, dopo il trasferimento del presidio tedesco in terra ferma, il cannoneggiamento delle postazioni germaniche di Cuma. Finalmente il 15 settembre l’isola verde venne raggiunta da due motosiluranti alleate»….Parla ancora Francesco De Martino (Presentazione al libro “Il Mio Socialismo” di Antonio Carpino): «…da poco tempo hanno cominciato a ricostruire l’origine e la storia del gruppo di Bandiera Rossa, sul momento dell’adesione di Antonio Carpino ad esso. Questo gruppo era in realtà quello del Partito Socialista Rivoluzionario Italiano, PSRI, che aveva il suo centro a Napoli, capeggiato dall’avv. Rocco d’Ambra, e ramificazioni in varie città italiane e si trova operante nel momento della liberazione di Napoli e del Mezzogiorno e dell’occupazione alleata. Caratteri e finalità del Partito erano state definite in un’assemblea tenutasi a Napoli nel maggio 1944, della quale si ha notizia da Bandiera Rossa del 12 maggio di quell’anno, secondo quel che si apprende da una specifica ricerca sul tema condotta da Antonio Alosco. Non molto tempo dopo, già nel 1947, Rocco d’Ambra si trova nella segreteria di Lelio Basso, che era diventato segretario del PSI al tempo della scissione socialdemocratica….Non sarà inutile ricordare – continua il Senatore a vita Francesco De Martino - che il PSRI era una formazione originale, anticonformista, liberatoria, intransigente, contraria alla collaborazione con i partiti democratici “borghesi”, fortemente polemica con la DC e quindi anche con il CLN, che era invece l’organo unitario delle forze antifasciste. Esso invece sosteneva la collaborazione con gli Alleati, ma assunse posizioni polemiche e critiche contro di loro, come avvenne quando si fece promotore di uno sciopero dei lavoratori del Porto per le inumane condizioni di vita cui erano costretti dalle Autorità Alleate. Fu in quella circostanza che queste ultime, che non avevano per altro autorizzata la pubblicazione di Bandiera Rossa, ne vietarono la diffusione ed ordinarono la cattura dei maggiori esponenti del partito. Risolta la questione dello sciopero con un compromesso, a Bandiera Rossa, sempre vietata, subentrò la Fiaccola, che invece venne permessa. Nella citata ricerca di Alosco [“il Partito Socialista Rivoluzionario Italiano”, in Storia Contemporanea, n. 3, giugno 1982, pagg.489-506.], condotta sui documenti di archivio e sui rapporti della polizia si potranno leggere tutte le interessanti notizie sull’entità organizzativa del partito, sulla sua temporanea e fugace fortuna, sul suo declino e sulla inevitabile confluenza nel PSIUP. Ma i nostri sommari accenni spiegano perché in questo Rocco d’Ambra si ponesse al fianco di Basso, che anch’egli aveva orientamenti in sostanza critici verso la politica di unità nazionale…» Ancora una testimonianza preziosa di Francesco De Martino (“Intervista sulla sinistra italiana” di Sergio Zavoli, Laterza 1998): «…Scelsi la sinistra, perché gli eventi di allora avevano rafforzato in me l’idea che solo un’alleanza di tutte le formazioni progressiste, in esse comprese i comunisti, avrebbero potuto fronteggiare la DC e il centro moderato e la loro politica di restaurazione del sistema, che si esprimeva in sacrifici crescenti per i lavoratori. Scelsi poi la tendenza di Basso perché mi sembrava più autonoma ma anche più rigorosa dell’altra. Inoltre ebbi un incontro con Basso, che era segretario del partito, incontro che fu predisposto da Rocco d’Ambra, segretario di Basso, il quale prima di entrare nel PSI aveva creato un movimento rivoluzionario col nome di Bandiera Rossa. D’Ambra apparteneva ad una famiglia di Ischia, che aveva avuto il coraggio, alla fine dell’Ottocento, di introdurre il socialismo in una terra dominata da clericali e conservatori. Ma l’adesione alla tendenza di Basso non era da me vista come antagonista o rivale di Nenni e Morandi, che erano tra l’altro personalità molto diverse tra loro per formazione culturale e per la loro storia…». Ecco come in quei tempi difficili per la conquista della democrazia, uomini di tendenze politiche diametralmente opposte, facessero prevalere la solidarietà ai fini superiori di giustizia, libertà e autodeterminazione dei popoli. Questa è la testimonianza di Eugenio Cutolo, democristiano di estrema destra, (direttore e fondatore del periodico “L’Idea”, nonché autore di un grosso tomo “ La Resistenza e Le Quattro Giornate di Napoli”, Napoli 1977). Scrive Eugenio Cutolo parlando dell’amico d’Ambra: « Si potrà essere “meravigliati e stupefatti”, come si diceva un tempo di aver noi, di linea opposta alla Sua, voluto parlare di quest’Uomo: Rocco d’Ambra, che Napoli ricorda per la Sua partecipazione attiva a tutte le cause politiche inspirate dalla battaglia per la democrazia e per le ragioni popolari, a sostegno delle quali volle spendere la Sua esistenza. Al di là dell’opposizione politica, Lo ricordiamo come un vero amico, per aver solidarizzato con noi in più di un momento. Per tal ragione, una ragione di amicizia, di solidarietà umana, gli fummo simpatici e legammo. Nel 1943 noi clandestinamente fondammo il nostro Organo di Stampa:”L’IDEA”e clandestinamente – a noi accomunate per le lotte a favore del recupero della libertà da sempre insidiata dal nazifascismo –Rocco d’Ambra fondava “Bandiera Rossa”. Nonostante la diversità delle fedi politiche, ripetiamo, agimmo a vantaggio dei tempi nuovi. Ricordiamo che quando fummo invitati a sopprimere la pubblicazione nel principio del ’44 dalla Questura (c’era allora il Vice Questore Morabito istigato dalle straniere forze vincenti ancora controllanti i primi palpiti democratici della rinnovata vita italiana) ci ritrovammo con Lui – e con altre forze rappresentanti della stampa ai vari partiti – particolarmente uniti in una comune azione di difesa e di rivendicazione tanto che riuscimmo a superare i grave momento… Nel settembre del ’44 – continua il giornalista e storico Eugenio Cutolo - quando , malgrado tutto, fummo condannati ad un anno di carcere e a venticinquemila lire da versare a titolo di multa, Rocco venne fuori ad assisterci indimenticabilmente….Non siamo noi a dovere e a potere giudicare un atteggiamento che fu frutto di una convinzione e di una scelta definitiva, ma vogliamo essere noi a ricordare la coerenza dell’Uomo, le Sue virtù civili e politiche, la Sua passione democratica….». Dopo la commemorazione del partigiano Rocco d’Ambra, è stato proiettato il primo film realizzato sulle quattro giornate , intitolato «‘O sole mio» e girato nel 1945 quasi esclusivamente per le strade di Napoli, dal regista Giacomo Gentilomo (con Tito Gobbi, Vera Carmi, Adriana Benetti, Arnoldo Foà, Carlo Ninchi, Vittorio Caprioli ed altri). Reperto rarissimo, che mette a fuoco, con mezzi quasi di fortuna, la realtà sociale napoletana in quel tremendo anno 1943. Nino d’Ambra ha concluso la prima serata degli incontri sottolineando, fra l’altro, il grande valore di libertà della rivolta popolare contro gli occupanti-aguzzini. (Caterina Sepe,”Il Golfo” del 21.10.2003, pagg. 29 e 30).
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Ultimo aggiornamento Giovedì 07 Maggio 2009 18:21 |