Giuseppe Garibaldi e la Padania |
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Scritto da Centro Ricerche Storiche D'Ambra | |||
Giovedì 26 Febbraio 2009 19:50 | |||
Giuseppe Garibaldi e la Padania A conclusione delle manifestazioni per il BICENTENARIO DELLA NASCITA DI GIUSEPPE GARIBALDI, il Centro di Ricerche Storiche d’Ambra vuole lasciare alla riflessione degli interessati alla verità storica, alcune ricerche sulle considerazioni che uomini di cultura, istituzioni e giornali ( specie provenienti da quella parte di territorio nazionale che oggi da taluni viene chiamato “Padania”) del giugno 1882, a seguito della morte di Giuseppe Garibaldi che, come è noto, avvenne il 2 giugno 1882: dunque a 125 anni dalla scomparsa, lontano dalle passioni e dalle rivendicazioni (ideologiche?) successive. Alla luttuosa notizia Giosuè Carducci esclamò: << ….Lasciatemi in pace, Che versi, che prose, che iscrizioni. Vorrei che ci fosse il diavolo e vi portasse via tutti. Bruciate tutti i vostri poeti, me per primo. Avete sentito le ultime parole sulle capinere. E ora non vogliono rispettare nemmeno l’ultima sua volontà. Non vogliono che l’Eroe bruci su di una catasta omerica nel cospetto del mare e del cielo. Lo vogliono trasportare a Roma per fare delle processioni, del chiasso, delle farse. “L’Italia militare”: « L’esercito italiano ha sempre compreso tutta la grandezza di Garibaldi; ha spesso diviso per il valorosissimo capitano i popolari entusiasmi; lo ha sempre amato e venerato, anche in quei momenti dolorosissimi e strazianti in cui, invece di averlo insieme nelle battaglie, lo ebbe di fronte per combatterlo. Lo ha sem-pre amato e venerato, ma pur sapendo che al di sopra di un uomo, per quanto grande sia, vi è la Patria, il Re, la Legge. Ed Egli, grande più di quanto non fosse stato compreso da molti, ha sempre ricambiato all’Esercito Italiano l’affetto profondo, perché ne conosceva le virtù severe, le ammirava, anche quando esse erano in momentaneo contrasto coi suoi generosi disegni ». L’avversario accanito e indomabile di Garibaldi, “La Libertà Cattolica” (quotidiano napoletano): « Giuseppe Garibaldi è morto! — Giuseppe Garibaldi non è più. Ieri sera alle ore 6,30 egli lasciò la terra. Il Tribunale di Dio lo ha giudicato; la storia lo giudicherà. La Notizia di questo avvenimento si è sparsa per tutta la nostra Città. Con la moltitudine delle parole si ostentano gli affetti. Ma negli uomini che l’adoravano regna la desolazione più triste. Un giornale del mattino scrive: “ Questa notizia, come un grido di disperazione, ha percorso con la rapidità del baleno da un capo all’altro l’Italia “. Disperazione? È forse spacciata l’Italia per tal fatto? È forse un mortale vaticinio?..... Ah! solo chi non crede in Dio, si dispera alla morte dei cari, secondo l’altissima sentenza dell’Apostolo! L’Italia con la morte del suo figlio più illustre, più caro, è ferita al cuore, e non ha lacrime per piangere. Chi è ferito al cuore è in preda alla morte. Ed i morti naturalmente non hanno lacrime da spargere. Perdoniamo le iperboli al dolore del giornale mattutino. Ancor noi siamo dolenti. Giuseppe Garibaldi ha già udita la sentenza del cielo. Solo, senza amici, nudo di prestigio popolare e solo vestito delle sue opere egli è andato innanzi al Giudice eterno! Ah! se il ravvedimento cristiano gli fosse stato compagno nell’estremo viaggio, noi n’esulteremmo. Il dubbio però ci fa dileguare dal cuore questo conforto. Giuseppe Garibaldi non è più! Ma n’è stata la croce segno degli ultimi amplessi, degli ultimi baci, delle ultime brame? ! ! L’aveva bestemmiata vivendo. Le aveva opposto la religione del libero pensiero. Giuseppe Garibaldi non è più! Il suo carnefice è stato una pneumopolmonite bronchiale. Un giorno prima di trapassare la parola gli mancò. I parenti e gli amici soli gli erano accanto. Lo consolarono essi per avventura? Innanzi alla falce della morte la dolcezza delle umane consolazioni è nebbia leggerissima che dispare al buffo di borea sdegnoso. Un amico, la cui parola è vittoria della morte e dell’inferno debellato gli mancava: il Prete, dannato da lui alla carriola, alla vanga. Cattolici, meditiamo. Cosi moriva un Giuseppe Mazzini: cosi ieri pure è morto un Giuseppe Ricciardi. L’autore dell’Anticoncilio è stato seguito dall’uomo che raffermò la idolatria del libero pensiero ! ». “ Il Giornale di Sicilia”: << Cercate dei riscontri nella lunga storia del genere umano? Cercate, cercate pure; vi sfidiamo a trovarne. Cesare, Alessandro, Napoleone, Washington! Sono immensi. Ma come sono piccini al cospetto di questo colosso, di questo genio benefico, di quest’umile che compì dei miracoli ai quali i posteri si rifiuteranno di prestar fede ». “Il Tanaro”: « È morto il re dei re, è morto l’eroe del mondo, è morto il redentore ». “Il Sole di Milano”: «Garibaldi fu il più grande ». “Il Tempo di Venezia”: «Era grande, era santo, era divino». “La Ragione”: « Garibaldi soldato, grande patriota, grande cittadino ». Il Consiglio Comunale di Torino, in seduta straordinaria del 3 giugno 1882, attraverso le parole del Sindaco, cosi commemorava il Generale: « La patria ha perduto un grande cittadino, l’ultimo superstite fra i primari rivendicatori del nome italiano, fra i gloriosi autori del Risorgimento Nazionale. Quando la fortuna ci abbandonò sui campi di Novara, Egli con mirabile ardimento seppe in Roma mo-strare al mondo quello che una schiera di valorosi poteva contro agguerrite falangi. Allorché l’Italia sfidata a lotta mortale dovette scendere per la seconda volta in campo, a Como, a Varese, Egli pronunziava i trionfi delle armi italiane. Quando nel 5 maggio dalla spiaggia ligure si spiccava la spedizione dei Mille, da Lui condotta non alla conquista ma alla ormai leggendaria liberazione della Sicilia, non vi era cuore italiano che non palpitasse attento e fiducioso. Al suo comparire si dileguarono le truppe borboniche, entrava vittorioso in Palermo dapprima, quindi passato al continente, solo quasi, trionfatore in Napoli acclamato sempre da quelle generose popolazioni; seppe poi con generoso slancio riaffermare sul Volturno quelle sorti che dovevano avere il loro compimento sotto Gaeta. Nelle ultime patrie battaglie bastò la sua voce a raccogliere, cogli antichi compagni d’armi, animosi giovani che da ogni parte accorrevano. Lui fortunato che potè vedere coronata in Roma con Vittorio Emanuele la impresa rivendicatrice. Sempre generoso, fermo nella sua fede alla libertà quando la credette minacciata da una guerra combattuta tra due potenti nazioni volle con memorabile abnegazione far conoscere che gli italiani serbano memoria e sanno consacrarvi la loro vita. Egli si ritirava nel suo nido di Caprera, volle in questi ultimi mesi rivedere Napoli e Palermo; il corpo affranto, il cuore, la mente erano sempre per la patria, per la sua indipendenza, per la sua grandezza, per la sua dignità. Voglia Iddio che questi sentimenti di cui Egli ci diede così preziosi esempi e ci lascia così gloriosa eredità, abbiano sempre a tener uniti e concordi tutti gli italiani. E questo sia il migliore tributo che noi tutti possiamo e dobbiamo offrire alla memoria del Grande Cittadino, alla memoria di Giuseppe Garibaldi ». Concludiamo queste brevi rievocazioni (selezionate fra migliaia di contenuto analogo) con quanto ha scritto il “Comitato Nazionale per le Celebrazioni del Bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi”: << Un nuovo Omero dovrebbe sorgere per cantare degnamente l’Odissea di questa vita, e la nuova Odissea non suonerebbe meno meravigliosa e favolosa della prima, scrisse la “ Deutsche Zeitung” nel 1882 alla morte di Giuseppe Garibaldi. Protagonista di audaci imprese per mare e per terra, in America e in Europa, la sua figura cominciò ad essere conosciuta nel 1846, attraverso i giornali che ne esaltavano il valore e lo straordinario disinteresse con cui rifiutava ricompense ed onori. Accorsero al su fianco in America brasiliani, uruguayani, emigrati italiani e fuoriusciti argentini, e in Italia, durante la leggendaria spedizione dei Mille, italiani di tutte le regioni e di tutte le condizioni, democratici francesi, inglesi, tedeschi, americani, esuli polacchi, ungheresi, russi. Nino d’Ambra
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Ultimo aggiornamento Lunedì 19 Agosto 2013 20:17 |